Gatti punti da api o vespe: il primo soccorso per le punture

2022-11-09 16:41:11 By : Ms. Annie Chang

I gatti punti da api potrebbero essere in pericolo: scopri perchè.

I gatti punti da api possono andare incontro a una reazione di ipersensibilità, incluso lo shock anafilattico: cosa fare e come comportarsi. 

I gatti possono essere punti dalle api? Sì, e non solo dalle api, ma anche da vespe o calabroni. I gatti sono animali curiosi, il cui istinto predatorio si rivela anche nel semplice gioco di catturare una mosca.

Ma se questa non fosse una mosca ma un’ape? O ancor peggio, una vespa?

Ecco che il rischio di punture diventa tangibile. Lo stesso quando il gatto trascorre molto tempo all’aria aperta: scopriamo come intervenire in caso di gatti punti da api. 

La reazione dei gatti punti da api può essere molto diversa a seconda di:

Le punture di questi Imenotteri non sono solo velenose, ma sono in grado di scatenare una violenta reazione allergica che può condurre in alcuni casi anche alla morte.

Ma questo accade quando non si interviene con tempestività: ecco una guida sul primo soccorso per i gatti punti da api o da una vespa. 

Se il gatto è stato punto da un’ape, non è detto che sviluppi una reazione allergica.

La puntura singola di un’ape solitamente si risolve spontaneamente: il gatto proverà dolore, la zona si gonfierà, ma dopo pochi giorni tutto sarà solo un brutto ricordo (a meno che la ferita non si infetti). 

La singola puntura diventa molto pericolosa se in seguito all’ingestione, l’insetto infligge l’aculeo nella parte posteriore della cavità orale.

La conseguente azione infiammatoria può provocare un edema e un gonfiore tali da ostruire le vie respiratorie superiori, portando anche alla morte.

Se questo è il caso del vostro gatto, portatelo subito dal veterinario. 

Le punture multiple sono rare, a meno che il gatto non abbia importunato un intero alveare o un nido di vespe. In ogni caso la dose letale per il veleno di api è molto elevata (parliamo di 20 punture x kg di peso nei mammiferi) ed è molto raro che questo accada.

Tuttavia, all’aumentare delle punture aumenta anche il rischio di shock anafilattico e questo è il motivo per cui le punture di insetti sono note per la loro pericolosità.

La reazione di anafilassi può avvenire anche a seguito di una singola puntura, nel caso in cui il vostro gatto sia sensibile al veleno.

Il veleno delle api (similmente anche quello delle vespe) contiene i maggiori responsabili di risposte allergiche nell’uomo e negli animali: la fosfolipasi e la ialuronidasi.

Ciò significa che i suoi componenti vengono recepiti dall’organismo come allergeni, in grado di scatenare una risposta immunitaria anche letale, che può essere contrastata intervenendo tempestivamente.

Gli imenotteri tendono a pungere zone prive di pelo o con pelo corto, quindi muso, orecchie, faccia, zona periorbitale ma anche sugli arti e sulle zampe.

Come nell'uomo, causano intenso dolore, gonfiore e bruciore, ma resta pur sempre una puntura. Molto importante è invece riconoscere quando sta per innescarsi una reazione allergica o uno shock anafilattico.

Un grosso gonfiore compare in 30 secondi dalla puntura, e spesso impedisce di vedere l’esatto punto in cui l’animale è stato colpito.

La presenza del pungiglione segnala un caso di gatto punto da ape. Il gatto proverà dolore e talvolta prurito. 

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In caso di shock anafilattico i sintomi sono più gravi e compaiono generalmente nei primi 10 minuti, ma fino alle 24 è ancora possibile che il gatto abbia manifestazioni quali:

Se il vostro gatto è stato punto da api la prima cosa da fare è cercare il pungiglione dell’ape ed estrarlo, per evitare che il veleno continui ad essere inoculato nella pelle di Micio.

Successivamente bisognerà prestare al gatto le prime cure.

In caso di sintomi lievi, i gatti punti da api vanno comunque monitorati attentamente nelle successive 24 ore, arco di tempo in cui possono ancora manifestarsi i sintomi dello shock anafilattico.  

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Il pungiglione delle api è un piccolo aculeo di colore nero: se lo trovate, allora si tratta di una puntura di ape, la quale muore dopo aver attaccato. Diversamente le vespe non rilasciano il pungiglione, non muoiono e possono colpire più volte.

Queste notizie risulteranno utili al veterinario per procedere al trattamento più corretto, data la differente composizione chimica dei veleni delle due specie. 

Se avete trovate il pungiglione, questo va estratto il prima possibile. Dopo la puntura l’ape rilascia insieme al pungiglione il sacco contenente il veleno, il quale per azione riflessa dei muscoli può continuare a iniettare tale sostanza nella vittima.

Per estrarre il pungiglione nei gatti punti da api non usate le pinzette con cui rimuovete le zecche dal gatto.

Con le pinzette rischiate di schiacciare il sacco: aiutatevi “grattando” delicatamente l’aculeo con una card o con qualcosa che funga da lama (non tagliente!).  

I gatti punti da api avranno dolore alla ferita: degli impacchi freddi con acqua o ancor meglio con ghiaccio possono essere d’aiuto nel primo soccorso, insieme all’applicazione di antistaminici e cortisonici ad uso locale, sempre con il consenso del veterinario.

L’applicazione di gel all’aloe vera o all’avena possono contribuire ad alleviare il dolore. 

Se avete notato i sintomi di shock anafilattico, o se l’animale ha punture multiple o è stato punto alla gola, dovete immediatamente contattare il veterinario e se possibile dirigervi in un pronto soccorso per animali, dove terranno Micio sotto osservazione anche dopo il primo soccorso.  Accertata la puntura il veterinario potrebbe procedere con un’iniezione di adrenalina.

Da piccola ero circondata di animali: galline, cani, gatti, conigli e due meravigliosi pappagalli. Mio nonno è stato il primo ad insegnarmi il rispetto per tutti gli animali e l’importanza che hanno per noi. Oggi sono laureata in zootecnia di precisione, un ramo di veterinaria che guarda al benessere e alla sostenibilità degli animali da reddito. Ma la mia vera passione restano i cani: mi piace pensare che raccontare le loro storie aiuti a sensibilizzare e ad educare al rispetto di queste creature. L’ispirazione la trovo in due coinquilini molto speciali: il mio micio nero Audrey e il mio Border Collie Artù, inseparabile amico.

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